Adarve..., n.º 1 (2006)                                                                                                                               Pág. 73

Flavia GHERARDI

 

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3.    «Sombra» è un termine realmente caro all’autore, nel sistema di costanti del quale costituisce un riferimento quasi fisso, anche se con valori semantici variabili. Contrariamente alla sua accezione comune, qui ‘ombra’ rimanda sempre a qualcosa di fisico, di materialmente tangibile, opposta all’inconsistenza dello spazio «vacío»; è sempre sostegno a qualcosa. In relazione al verso in esame, più segnatamente, la coppia sostantivale «sombra»-«pie» coopera con la omologa occorrenza al v. 4 del Retrato 49 nello stabilire una rete di connessioni interne ai diversi componimenti.

4.    A questo punto, può risultare utile ricordare, sottolineando la tecnica dei rimandi intratestuali, che lo stesso autore ha al suo attivo la già citata raccolta di poesie dal titolo Rapsodia intima, legata al soggiorno partenopeo, la quale, insieme a Canciones de vigilia, è destinata ad essere presto riunita in un volume che raccoglierà l’intera produzione italiana e cha avrà come titolo El Sol y la Tiniebla, vero compendio di ‘luci e ombre’ che da sempre, e con pari forza, alimentano la sua immaginazione poetica.

5.    Dall’ultima raccolta del poeta, che ha titolo El Lugar del Amigo, anch’essa legata all’«incontro» con Napoli, si può richiamare un componimento che funge da chiave di volta a questo verso: «Mi amigo es el delirio de un fénix apagado / la lengua ilusa de un suicida indemne / cuyo Ananías pende en la horca de mi sombra; / esas uñas que arrancan esquirlas de palabras / a un epitafio vivo sin démone a por mí; / virutas del que abjura la cruz del Sacrificio. / ¿O la granada misma del No Regresarás? / Voz abrasada con laurel cumano, / mi amigo es la escritura de mi anima dannata. / Déjame aquí, para que en ti me lleves.

6.    Vero e proprio centro di raccolta dei vari ‘io’ moltiplicatisi durante il cammino – lo scriba della pergamena, il ‘tu’ della scissione etc. – il «Primo humanista» si rivela solo in extremis come l’autore implicito di tutta l’opera.

7.    Nel famoso commento di Macrobio al Somnuim Scipionis di Cicerone si legge che le specie di «enajenación» che presiedono al viaggio nell’oltretomba sono addirittura cinque: il somnium (dal carattere allegorico decisamente oscuro, per il quale si richiede un’esegesi profonda); la visio (la più classica visione, a carattere profetico o premonitore); l’oraculum (basato sulla presenza di un personaggio venerabile che offre istruzioni al sognatore circa la condotta da tenere); l’insomnium (nel quale trovano ripetizione le ossessioni che minacciano l’io nel quotidiano); il visum (o fantasma, a cui corrispondono le fantasie che l’io produce nello stato di veglia). Come si può notare, aspetti di tutte le tipologie descritte da Macrobio sono ravvisabili nell’esperienza del nostro «viajero ante su tumba», in questo nuovamente coincidente con il modello cervantino ma rispetto al quale, tuttavia, riesce comunque a realizzare una sua istanza di autenticità.