Adarve..., n.º 1 (2006)                                                                                                                               Pág. 72

Flavia GHERARDI

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modello chisciottesco all’interno dell’archetipica visita agli abissi produce l’effetto di mitigare la gravità dell’esperienza narrata, non in termini di ‘sottrazione’ di intensità al suo senso epico, ma dell’allargamento delle implicazioni da essa veicolate. La discesa del cavaliere alla «cueva de Montesinos» regala alla composizione dell’autore l’elemento del sogno, della «ensoñación», di uno stato animico e spirituale specifico che l’istanza pseudo-verosimigliante dei modelli classici non contempla [7]. E ciò è essenziale in quanto detta componente dispone a favore del lettore–accompagnatore un contesto nel quale egli procede con certezza di riferimenti: la spettrale esperienza di trasmigrazione dell’io poetico ha un omologo speculare nella scena trasposta su un «retablo» («de las maravillas», verrebbe da dire) dal quale si apprende che dalla «senda más perdida» è possibile fare ritorno; lo testimonia un tal Lázaro («L’azar», appunto, promosso a illustratore del «retablo-destino», mentre al «mono adivino» è affidata la sua ‘trasmissione’ a futura memoria) a quel lettore che, accompagnatore e guida ad interim del suo eroe, apprende così di aver preso parte a un «viaje» epico in seguito al quale, avendo deciso se prestar fede alle cose osservate ed eventualmente integrarle nel libro-«retablo» della sua vita, potrà agevolmente tornare a «plantear nuevas cuestiones de interés alguno, a partir de un pelo de cabra» (Erasmo, Elogio de la locura). L’uomo, cabal connotación de lo huero de una alquimia.

 

 

Notas

 

1.    Il ‘visitante’ sarà più tardi definito dall’autore ‘viajero’: ad un esame più attento, l’oscillazione nella definizione potrebbe rivelarsi più che meramente oziosa, in quanto il ‘viaggio’ funziona da macromodello rispetto al quale la ‘visita’ ha un carattere più circoscritto, oltre che preordinato e finalizzato, per cui, se si combina tale differenza con l’indicazione dello spazio imo degli inferi, si ottiene che il termine ‘visita’ aderisce meglio all’idea della verticalità, mentre il ‘viaggio’ rimanda piuttosto a un’estensione in senso orizzontale.

2.    Più tardi si chiarirà anche la motivazione extratestuale di tale ritratto, legata a una circostanza biografica dell’autore. Quella del Retrato è una forma compositiva quasi costante nella produzione del jiennense, il quale ha già fornito in due raccolte precedenti un «Retrato del autor» (in Canciones de vigilia, volume dedicato agli anni del soggiorno ferrarese) e un «Retrato (a los 45 años)» (in Rapsodia íntima, raccolta di tutto quanto ispiratogli dal quasi decennale soggiorno partenopeo).

(Continúa en la página 73)